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Tesori Nascosti nella Scuderia Incantata

Nel cuore di un lussureggiante villaggio incastonato tra i monti e i fiumi, sotto il cielo diafano che si estendeva come un oceano senza fine, viveva un cacciatore di nome Giorgio. Egli non era un semplice cacciatore, ma colui che dava la caccia ai problemi e ai dispiaceri, dispensando felicità e risate ai piccoli abitanti del luogo.

Un mattino, mentre i raggi dell'alba si infilavano tra le finestre della sua casetta, Giorgio si svegliò all'aroma del pane fresco e il cinguettio degli uccelli che annunciavano l'inizio di una nuova giornata. Con un sorriso, si calzò gli stivali e prese il suo cappello, pronto per l'avventura che lo attendeva.

— Oggi è un giorno speciale! — esclamò a Giovanni, il suo fedele cavallo marrone che lo guardava con occhi grandi e dolci. Giovanni lo accompagnava sempre, condividendo passo passo le sue missioni.

La loro destinazione quella mattina era la scuderia del Conte Anselmo, un edificio antico con pietre color miele e grandi porte di legno scuro. Da qualche tempo, mormoravano le voci, un suono misterioso proveniva da lì, una melodia profonda che teneva svegli gli abitanti durante la notte.

Varcando l'ingresso maestoso, Giorgio si ritrovò in un mondo di odori di fieno e cuoio. I cavalli guardavano curiosi da ogni angolo, mentre nella penombra, risonava quel suono cupo ma non spaventoso, quasi una chiamata.

— Siamo venuti per scoprire il segreto di questa melodia. — disse Giorgio misurando ogni angolo con sguardo indagatore. Giovanni annuì, esprimendo il suo supporto, la sua criniera luccicando nella luce che si spandeva attraverso le alte finestre.

Nel cuore della scuderia, tra cuccette e fascine di fieno, vissero la loro prima sorpresa. Un enorme ippopotamo di nome Ippolito era sdraiato in un'enorme pozza d'acqua, e da lui proveniva il canto misterioso.

— Buon giorno, signore — l’ippopotamo salutò con una voce che sembrava sorgere dal profondo di un pozzo. — Perdona il disturbo notturno, ma non riesco a controllare i miei sogni ad alta voce.

Invece di paura o stupore per l'incontro inaspettato, Giorgio sorrise, la curiosità danzante nei suoi occhi.

— Salve, Ippolito. Sembra che tu abbia un talento nascosto. Come mai ti trovi in una scuderia di cavalli? — chiese Giorgio, piegando la fronte in segno di rispetto.

Ippolito sbuffò, creando piccole onde sull'acqua della sua pozza.

— Il Conte Anselmo, un uomo gentile, mi salvò quando fui ferito e mi ha concesso asilo qui, ma temo che la mia presenza sia motivo di preoccupazione.

Giorgio annuì, comprendendo il disagio dell'enorme creatura.

— Vogliamo aiutarti a trovare una soluzione, così che tutti possano vivere in armonia.

Osservando attorno, Giorgio notò un oggetto luccicante sopra un fascio di paglia: era una lampada antica dalla forma sinuosa e dal vetro dipinto di colori vivaci.

— Ippolito, potrebbe questa lampada essere la chiave per risolvere il mistero delle tue melodie notturne? — chiese Giorgio, facendo risplendere la lanterna nella luce dorata della mattina.

Era innegabile il modo in cui la lampada vibrava, quasi in sintonia con le canzoni silenziose dell'ippopotamo. Ippolito alzò gli occhi verso di essa, un barlume di speranza che scintillava nei suoi occhi umidi.

— Non so se essa possa aiutare, ma ogni tentativo è ben accetto — rispose con una voce colma di un fragile ottimismo.

Giorgio, sagace come sempre, svitò con cautela la parte superiore della lampada. Un profumo dolce e avvolgente si spandeva nell'aria, e il cacciatore capì che non si trattava di una lampada comune, ma di un artefatto magico, capace di trasformare i sogni in realtà.

— Ippolito, la tua voce notturna potrebbe essere lo sbocco dei tuoi desideri più profondi, ancora inespressi. Perché non ci provi? Immagina il tuo desiderio mentre canti nella lampada.

L'ippopotamo chiuse gli occhi e, concentrando ogni fibra del suo essere, emise una canzone delicata che sembrava un incantesimo. La lampada assorbì ogni nota, brillando di una luce soffusa che iniziò a pulsare al ritmo del canto.

D'improvviso, la penombra della scuderia fu percorsa da un arcobaleno di colori, e uno spettacolo incredibile si manifestò davanti agli occhi di Giorgio e Giovanni: il conte Anselmo si materializzò davanti a loro, sorpreso e sorridente, insieme a un piccolo lago incantato, abbastanza grande da far nuotare Ippolito in libertà.

— La tua voce ha creato un luogo dove potrai essere felice e vivere senza disturbi — disse Giorgio, mentre il conte abbracciava Ippolito con una gratitudine evidente.

Ippolito, felice e riconoscente, nuotò nel suo nuovo lago, circondato dalla natura e dal canto degli uccelli, promettendo di giungere in visita nel villaggio, ma solo di giorno.

Giorgio sapeva che questo era stato solo uno dei tanti problemi che avrebbe risolto. Guardando la lampada, capì che il lavoro, fatto con il cuore e animato dalla passione, era in grado di donare meraviglie insperate e soddisfazioni immense.

E così, il cacciatore e il suo fedele Giovanni cavalcavano ancora una volta sul sentiero, pronti per una nuova avventura, portando con sé la magica lanterna, testimonianza brillante che ogni sfida poteva celare un tesoro da scoprire.

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