Nelle terre verdissime di Verdantia, dove i fiori cantano melodie al sorgere dell'alba e i ruscelli recitano poesie al chiaro di luna, un troll chiamato Grom viveva sotto un antico ponte, intagliato con rune fatate e ricoperto di muschio lucente. Grom era un troll diverso dagli altri: preferiva il chiacchierare con le libellule alla rude compagnia dei suoi simili, e le sue mani tozze sfogliavano libri d'impareggiabile saggezza anziché scagliare pesanti sassi.
Un giorno, mentre il sole danzava pigro nel cielo, un annuncio riecheggiò tra gli alberi di Verdantia: un torneo memorabile si sarebbe svolto nell'immensa Arena Dorata del reame, il cui premio era nulla di meno che la leggendaria Corona Incantata, un diadema di potere tale da esaudire un unico, grande desiderio a chiunque fosse riuscito a conquistarla.
— Ecco l'opportunità per me di dimostrare la mia bontà! — esclamò Grom, con il suo voce aspra ma amichevole. Il suo cuore balzò al pensiero dell'impresa: non desiderava la corona per sé, ma sognava un mondo dove la serenità abbracciasse ogni creatura, troll compresi.
Con passi determinati, Grom si incamminò verso l'Arena Dorata. Il suo aspetto imponente e bruto suscitava sguardi meravigliati fra gli abitanti del reame, non avvezzi a vedere un troll ambire a traguardi tanto nobili. La sua pelle era di un verde liquido come le foglie più tenere, e i suoi occhi, due pietre preziose di smeraldo, brillavano di un'insolita dolcezza. I suoi capelli erano fili d'erba selvatica, e i suoi piedi, grandi come zattere, lasciavano dietro di sé un sentiero di piccoli fiori.
La pienezza dell'arena baluginò davanti a lui, un circo d'oro e marmo scalpellato dai più grandi artisti, residenza di spettacoli grandiosi e terribili sfide. Fu in quel luogo straripante di clamore e aspettative che Grom incontrò il principe Vivald, il più giovane eroe del reame, che sognava di guadagnare la corona per dimostrare il proprio valore.
— Salute a te, o nobile guerriero! — lo salutò Grom, inchinandosi con goffaggine.
— E tu chi sei, insolita creatura? — rispose il principe Vivald, sguardo fiero e capelli al vento come bandiere d'argento in battaglia.
— Sono Grom, il troll di Verdantia, e vengo pacifico per concorrere alla prova della corona. — disse Grom, sorridendo sotto la propria zazzera verde.
La sorpresa si dipinse sul volto del principe, che mai avrebbe immaginato un troll parlare in versi così gentili. Ma l'intrepidezza del suo cuore non conosceva il dubbio, né il disprezzo per chiunque avesse intenzioni sincere.
— Allora che la competizione abbia inizio, e possa il più valoroso portare con sé la gloria! — esclamò Vivald, tendendo la mano in segno di sfida amichevole.
La prima prova fu annunciata con corni sonori e tamburi rimbombanti: una serie di enigmi che solo le menti più acute avrebbero potuto sciogliere. Risolvere i misteri non era impresa per muscoli e spade, ma per intuizione e ingegno. Grom, che aveva divorato libri come altri troll consumavano pietre, brillò di astuzia e, insieme al principe Vivald, che mostrava una saggezza non comune, avanzarono entrambi, lasciando dietro di sé cavalieri e dame attoniti.
— Sono impressionato, amico Grom. La tua mente è veloce quanto la mia spada! — disse Vivald, un barlume di rispetto splendente nei suoi occhi azzurri come Cielo del mattino.
— E la tua acume eguaglia il coraggio del tuo cuore, principe. — ribatté il troll, un fiore di stima fiorito sulle sue labbra grosse.
Il destino volle che i due continuassero a superare prove e ostacoli, fronteggiando mostri leggendari e risolvendo indovinelli antichi, fino a che non rimasero che loro sul campo, pronti ad affrontare la prova finale.
La sfida conclusiva si dimostrò la più ardua: era necessario battere la Guardiana dell'Arena, un'entità eterea fatta di luce e ombra, che mutava forma e sostanza come il corso dei fiumi. Il duello fu titanico: Grom con la sua forza intrisa di gentilezza e Vivald con l'agilità di un fulmine calato dal paradiso. Unidossono, infine sfibrarono l'essere di luce, che si trasformò in una cascata di stelle, ciascuna un sogno realizzato caduto sulla terra.
Solo allora la Corona Incantata si disvelò, scintillante sopra un piedistallo di diamante. Era come se mille arcobaleni fossero stati catturati dentro le sue gemme incastonate, e il potere che emetteva vibrava nell'aria come una melodia antica.
— Siamo giunti al termine, e solo uno di noi può reclamare la corona. — disse Vivald, una sfumatura di tristezza in volto per l'inaspettata empatia nata verso il troll.
— Mi lascia con un animo pesante, caro principe. — rispose Grom, perché non desiderava intralciare un amico che aveva guadagnato il suo rispetto.
Fu allora che il vento cambiò, portando con sé un sussurro, il messaggio di un'entità superiore che parlava ai cuori valorosi come il loro: La Corona Incantata non reclama un solo vincitore, ma riconosce l'unione di due anime. Condividetela e vedrete esaudito il più grande dei desideri.
Dunque fu chiaro a entrambi che la sfida non era mai stata rivolta al singolo, ma era un inno all'amicizia e al coraggio condiviso. E così, sotto lo sguardo ammirato degli abitanti di Verdantia, il troll Grom e il principe Vivald sollevarono insieme la Corona Incantata.
— Possa questo desiderio trasformare per sempre il nostro mondo. — dissero a una voce, mentre la corona li avvolgeva in un manto di luce.
Dalla Corona Incantata sprigionarono onde di magia che attraversarono Vallate e Monti, infondendo gentilezza e comprensione nei cuori di tutti. Troll e uomini appresero a vivere in armonia, sotto l'ombrello di un cielo liberato dalla discordia. Grom, il troll di Verdantia, e il principe Vivald erano divenuti eroi di una leggenda senza tempo, che raccontava di come il valore e la fratellanza avessero sconfitto l'ultima delle prove.
E Verdantia si ricolmò di canti, canti che parlavano di avventure vissute fianco a fianco, e di un ponte sotto il quale un troll custodiva non più soltanto saggezza, ma una corona che aveva unito due mondi.