Al sorgere del sole, il Parco delle Meraviglie iniziò a vibrare di vita. Gli alberi si stiracchiavano verso il cielo accarezzato da nuvole paffute, l'erba fresca di rugiada tintinnava sotto i passi degli uccellini mattinieri, e le giostre colorate sembravano ancor più gioiose alla luce dell'alba.
In mezzo a questo incanto, Pagliaccio Pippo, con i suoi pantaloni ampi a pois e il naso rosso luminoso come una ciliegia, avanzava goffamente verso la sua destinazione: il palcoscenico del parco, dove avrebbe regalato sorrisi e risate ai bambini di ogni età. Il suo cuore traboccava di felicità al pensiero dei loro occhi brillanti e delle loro guance arrossate dal divertimento.
— Salve, mondo! — esclamò Pippo, con una voce che risuonava di pura allegria.
Non sapeva ancora che quel giorno sarebbe stato diverso da ogni altro, perché, appeso a un ramo vicino, un aquilone dimenticato dal giorno prima dondolava delicatamente al vento. Era un aquilone maestoso, dai mille colori, decorato con la coda di un drago e brillava al sole come un diamante.
— Oh, ma guarda te che bello! — Pippo non poté fare a meno di notare l'aquilone mentre dirigeva i suoi passi verso il grande scivolo arcobaleno.
Proseguendo lungo il sentiero del parco, Pippo si ritrovò di fronte a una scena inaspettata: un gatto dalle morbide striature grigie e dal portamento regale era seduto proprio di fronte allo scivolo, fissando con curiosità il colorato aquilone.
— Buongiorno signore felino! — esclamò il clown, inclinando il cappello a forma di cono.
Il gatto, che rispondeva al nome di Sigismondo, girò la testa verso Pippo, nei cui occhi si specchiavano i bagliori del mattino.
— Buongiorno a te, mimo allegro. Mi chiamo Sigismondo, e tu? — chiese il gatto con una voce squisitamente garbata.
— Io sono Pagliaccio Pippo, e oggi il sorriso è la mia missione! — rispose lui con orgoglio gonfiando il petto.
— Come vedi — continuò il gatto, indicando l'aquilone — questa bellezza è rimasta incastrata qui da ieri. Mi sembra un peccato che non possa danzare nel cielo come merita.
— Hai perfettamente ragione, caro Sigismondo! Dovremmo liberarlo insieme, non credi?
Il gatto annuì elegante, e così nacque un'insolita alleanza tra un clown e un gatto, nata sotto l'ombra di un scivolo e siglata dall'operazione di salvataggio di un aquilone da fiaba.
Con un sospiro fumettistico, Pippo ingrado il suo triplice salto pirouetta verso l'aquilone. Grazie alla sua agilità circense, zampillò su come una fontana di colori, e con un'ultima spinta gentile, liberò l'aquilone, che scorrevole nel vento, si librò sopra il parco.
— Oh, grandioso Pagliaccio Pippo, sei un acrobata di prima categoria! — miao Sigismondo, i baffi vibranti di stupore.
— Ah, ma è nulla per un servo dello spasso e della giocoleria! Adesso, sigilliamo il nostro lavoro di squadra: facciamolo volare!
E così, presero ognuno una parte dello spago e corsero insieme sui prati del parco. Il vento li accolse come vecchi amici, e l'aquilone danzò nei cieli, alto e fiero, tra le nuvole che sembravano applaudirlo.
— Che meraviglia vedere il nostro sorriso volante accarezzare il blu del cielo! — esclamò Pippo.
— È vero. Sembra quasi che il nostro aquilone sia vivo, che abbia un'anima — mormorò Sigismondo, il suo sguardo felino puntato verso l'etereo baluginare dell'aquilone.
Man mano che il parco si popolava di bambini eccitati e genitori compiaciuti, l'impresa di Pippo e Sigismondo non passò inosservata. Ragazzini e ragazzine, corsi verso la coppia così particolare, chiedendo di unirsi alle loro avventure.
— Sì, venite! Aiutateci a tenere in alto questo drago alato! — urlò Pippo, mentre Sigismondo si dimenava tra i piedi della folla in crescente, dorso in arcata e coda in perenne movimento.
I bambini presero il comando delle briglie dell'aquilone, ridendo e scherzando sotto l'occhio vigile del sole matutino. Ogni tanto, l'aquilone precipitava verso il terreno in una discesa vertiginosa, solo per risalire poi più alto di prima, come un cuore che batte forte nella gioia.
Pippo, nel frattempo, animava la scena con scherzi e piroette, e Sigismondo notava come ogni sorriso fosse un po' opera sua. Egli si circondava ora di una scolaresca di giovani studenti della risata, diventando non solo un amico pelosetto, ma anche un maestro del divertimento spontaneo.
Tuttavia, come in ogni favola che si rispetti, si levò un vento contrario, sussurrando parole di sfida. Con un colpo repentino, s’aggrovigliò intorno allo spago, e trascinò l'aquilone verso la cima della Grande Ruota Panoramica, avvolgendolo tra le girevoli navicelle.
— Oh no! Il nostro aquilone! — esclamarono in coro i bambini, mentre Pippo scrutava la scena, la fronte corrugata solo un istante.
— Non temete, Piccoli Compagni d'Avventura! Noi due — disse indicando Sigismondo con un guizzo scherzoso — siamo un team imbattibile! Sigismondo, sei pronto per il secondo atto?
Il gatto annuì determinato, il pelo lucido di energia solare. D'altronde, non era da meno nel mondo delle acrobazie ed aveva anche lui qualche trucco nella manica, o meglio, sotto la zampa.
— Lasciate fare a noi! — miagolò Sigismondo con un tono che non ammetteva replica.
Con l'agilità di un saltimbanco, il gato grimò sulla Grande Ruota, con Pippo che lo seguiva a ruota tenendosi saldo all'incanto della danza circense. I bambini trattennero il respiro, le mani giunte in preghiera, sperando in un miracolo.
Arrivati in cima, con un abile gioco di arti e di equilibrio, Pippo riuscì a catturare lo spago che penzolava a sua volta, mentre Sigismondo, con un morso preciso, fece scivolare l'aquilone libero.
Entusiasti, i due compagni discesero da eroi, sotto l'ovazione dei bambini e il plauso del sole oramai alto nel cielo.
— Evviva Pagliaccio Pippo e Sigismondo! — cantavano i piccoli mentre l'aquilone riprendeva a solcare i cieli.
Risate e applausi riempirono il Parco delle Meraviglie mentre i bambini si alternavano nel tenere fermamente lo spago dell'aquilone. Ad ognuno fu dato il turno di guidare il drago volante e di sentirsi parte di qualcosa di magico e speciale.
Pippo e Sigismondo, amici inseparabili, contagiarono tutti col loro spirito di leggerezza e collaborazione, e il parco viveva un'atmosfera di fratellanza unica.
I genitori, da bordo campo, non p