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Il gorilla e il rospo magici nel prato incantato

Nel cuore di una radura nascosta, rannicchiata tra alte querce e fiori dai mille colori, un gorilla di nome Gigi si svegliò con una sensazione strana. Il profumo dei fiori selvatici era più intenso del solito e l'aria sembrava ronzare con un’energia misteriosa. Gigi era un gorilla curiosissimo. Spesso esplorava ogni angolo del prato, raccogliendo frutti succulenti e aiutando animali in difficoltà.

Mentre passeggiava pensieroso, una voce gracchiante lo colse di sorpresa: — Ehi tu, là sotto!

Gigi si voltò di scatto e i suoi grandi occhi marroni incontrarono quelli vispi di un piccolo rospo verde seduto su una foglia di ninfea in un ruscello. Il rospo aveva un'aria sapiente e portava un minuscolo cappello fatto di foglia.

— Ciao, chi sei tu? — chiese Gigi, avvicinandosi al bordo del ruscello.

— Sono Toto, il rospo magico di questo prato, — rispose con voce divertita il rospo. — Ho bisogno del tuo aiuto per risolvere un problema molto serio!

Gigi, incuriosito, si inginocchiò per ascoltare meglio. Moto chiamò a sé una nube di piccole lucciole che cominciarono a danzare attorno a loro, illuminando il discorso con una leggera luce dorata.

— Sospiro delle Parole Perdute, la chiave della nostra pace, è scomparso! — spiegò Toto con preoccupazione. — Senza di esso, tutte le creature di questo prato inizieranno a litigare e a non capirsi più.

— Ma come possiamo trovarlo? — chiese Gigi, deciso ad aiutare.

— Seguimi, ti guiderò attraverso il Prato delle Ombre Dorate. Ma stai attento, non tutto è come sembra in quel luogo incantato, — aggiunse Toto.

Il gorilla e il rospo si addentrarono nel sottobosco, dove i colori vibranti dei fiori contrastavano con le ombre create dai raggi del sole filtranti tra le foglie. Il canto delicato degli uccelli accompagnava i loro passi, e l’aria era colma di mistero e aspettative.

Attraverso un arco naturale di rami intrecciati, giunsero in un'area dove tutto sembrava pervaso da una luce dorata. Era il Prato delle Ombre Dorate, dove ogni pianta e ogni albero brillavano come se fossero fatti di oro liquido.

— Questo posto è magico! — esclamò Gigi, incantato dalla bellezza che lo circondava.

— Ma la magia può essere sia buona che malvagia, — lo avvisò Toto. — Dobbiamo stare in guardia.

Continuarono il loro cammino fino a udire dei sussurri misteriosi provenienti da un cespuglio di rose dorate.

— Ascolta, c'è qualcosa che parla, — disse Gigi, indicandolo.

Avvicinandosi, videro tra i petali una piccola lumaca brillante. La lumaca spiegò che aveva visto un corvo nero rubare il Sospiro delle Parole Perdute e volare via verso l'antico Querceto degli Enigmi.

— Ci conviene seguire quella direzione, — propose Toto con determinazione. — Il Querceto degli Enigmi non è solo un luogo, è un entità vivente e testarda.

Attraversarono il prato con passo spedito, fino a giungere all'ombra imponente del Querceto degli Enigmi. Gli alberi erano così alti che le loro cime si perdevano tra le nuvole, e i tronchi sembravano scolpiti da mani giganti in una danza di forme e volti misteriosi.

— Per entrare, abbiamo bisogno di risolvere un enigma, — annunciò Toto.

All’improvviso, un vecchio albero parlò con una voce grave e profonda: — Qual è quella cosa che più la togli, più cresce?

Gigi si grattò la testa perplesso, finché un lampo d’ispirazione lo colpì: — È una buca! Più terra togli, più cresce.

— Corretto, — disse l’albero, aprendo un passaggio tra le sue radici.

Il cammino tra le radici intorti portò Gigi e Toto a una roccia levigata su cui era poggiato il Sospiro delle Parole Perdute, una piccola ampolla di cristallo che brillava di mille colori.

Ma appena si avvicinarono, un suono stridulo li fece fermare: era il corvo nero! Il corvo, con occhi malvagi, cercò di attaccarli.

— Non gli permetterà di sottrarci l'ampolla! — dichiarò Gigi con sicurezza.

Saltando con tutta la sua forza, Gigi fece tremare la terra e causò la caduta di foglie pesanti che distrassero il corvo. Toto, notando la sua chance, balzò avanti e afferrò l'ampolla con la sua lingua appiccicosa.

— Presa! — gridò Toto, tornando accanto a Gigi.

Il corvo, sconfitto, batté le ali e volò via, fuligginoso e rabbioso, scomparendo nella foresta.

— Ora che abbiamo recuperato il Sospiro delle Parole Perdute, dobbiamo riportarlo al centro del prato, — disse Toto, respirando di sollievo.

Con rapidità e gratitudine nel cuore, tornarono alla radura iniziale. Una volta lì, Toto alzò l’ampolla al cielo e la aprì. Un soffio di parole incantate si diffuse nell’aria, avvolgendo tutto e riportando pace e armonia.

— Hai fatto un lavoro straordinario, Gigi, — disse Toto con un sorriso di sincero affetto. — Sei un vero eroe!

— Grazie a te, Toto, per la tua guida e amicizia, — rispose Gigi, sorridendo felice.

Da quel giorno, Gigi e Toto divennero i guardiani del prato, assicurando che ogni creatura, grande o piccola, vivesse nel rispetto e nella gioia.

E mentre il sole tramontava dietro le colline, il prato risplendeva di una magia ancora più forte, quella dell’amicizia e della collaborazione.

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