Nel cuore di un rigoglioso bosco, dove gli alberi sussurravano segreti al vento e i fiori dipingevano di mille colori la terra, sorgeva un teatro tanto antico quanto affascinante. Questo teatro, dalle pareti rivestite di velluto rosso e luci soffuse, custodiva storie che partivano dagli echi di passi furtivi di artisti da tempo scomparsi. Si diceva che al calar della sera, se si affinava l'orecchio, si potessero udire le melodie di un pianoforte senza pianista e le risate di un pubblico invisibile.
Al limitare del bosco, scavando a più non posso in cerca di tesori sotterranei, viveva una talpa di nome Talpino. Egli non era una talpa qualunque, ma una talpa con occhiali tondi e ispirati. Talpino amava la letteratura e sognava di scrivere la più grande opera teatrale che il mondo sotterraneo avesse mai letto.
— Spero solo che la mia storia possa un giorno risuonare in questo luogo magico, — sussurrava Talpino ogni volta che si fermava ad osservare il teatro dai suoi tunnel poco profondi.
Una sera di fine estate, mentre Talpino stava parlando con i lombrichi suoi amici, una voce tonante disturbò il loro colloquio.
— Buonasera! Chiunque tu sia, so che sei qui, mi hanno detto che questo bosco è pieno di teatranti, e io… ho un grande bisogno di aiuto!
Era Boris, un maiale dal pelo lucido come seta schiacciata, che trotterellava pieno di speranza lungo le radici degli alberi. Boris era il custode del teatro, nonché il regista della compagnia che anticamente rallegrava il cuore del bosco.
— Oh, un vero maiale di teatro! Posso aiutarti, Boris, — rispose Talpino uscendo dal suo tunnel. — Che cosa ti serve?
— La mia compagnia è in crisi, — grugnì Boris con tono malinconico. — Abbiamo bisogno di una nuova opera, qualcosa di straordinario che possa portare gioia e riflettori su questo teatro dimenticato.
Talpino balenò nei suoi occhiali tondi un lieve barlume d'emozione. Forse era arrivato il momento di mostrare la sua opera.
— Ho scritto un'opera dalla trama avvincente, — disse con timidezza. — Ho lavorato con impegno, curando ogni parola, ogni battuta d’ingegno, ma non ho mai pensato che potesse interessare a qualcuno tanto illustre come te.
Boris guardò la talpa con occhi che brillavano come candele nella notte.
— Guarda un po' che coincidenza fortunata! Mostrami dunque questa tua creatura letteraria, Talpino.
Così Talpino condusse Boris al suo umile rifugio sotterraneo, dove su un tavolo di legno intagliato con cura, il manoscritto attendeva pazientemente di essere scoperto.
Boris lesse con arrendevole attenzione, soffermandosi su ogni singola parola come se fosse un sorso di nobile liquore. E più leggeva, più il suo cuore di maiale si gonfiava di una felicità che non provava da tempo.
— Talpino, questa opera è un capolavoro! La voglio sul palco entro l'autunno!
I preparativi per la rappresentazione furono febbrili. La notizia si sparse come incantesimo e ben presto tutta la fauna del bosco si diede da fare per contribuire alla messa in scena: scoiattoli curavano le luci, gli uccelli si occupavano delle musiche, e le rondini, con il loro volo elegante, portavano messaggi a tutti gli abitanti del bosco.
Il giorno dell'apertura si avvicinava, il teatro era risvegliato da una nuova energia, eppure, Talpino sentiva crescer dentro di sé un'ansia tortuosa come radici nodose.
— E se la mia opera non piacesse? E se avessi fallito? — si tormentava, scavando nuovi cunicoli di preoccupazione sotto le fondamenta della propria fiducia.
Boris, accortosi del tremito nell’animo del suo amico, gli posò un zampone su di una spalla.
— Vedi Talpino, non c'è opera senza il suo tempo di attesa. Hai gettato i semi con amore e pazienza. Ora lascia che i frutti maturino sotto i riflettori.
Giunse finalmente la notte della prima. Il teatro era colmo di creature di ogni dove, ognuna con la coda frizzante di anticipazione. Le quinte si aprirono su un mondo ideato da Talpino, che superava ogni aspettativa: ogni parola pronunciata dagli attori emanava incanto, ogni movimento era un dipinto vivente.
E qualcosa di magico accadde quella sera, qualcosa che solo in un teatro incantato poteva avvenire. Dalle pieghe del tempo, un pubblico fatto di applausi invisibili si unì alle ovazioni, e lo spettacolo fu un successo tale che le stelle stesse decisero di guardare.
Talpino, tra il mormorio colmo di ammirazione, comprese che ogni ritardo, ogni attesa era solo il preludio al suo momento sul palco del destino. E sotto la luce di quel successo tanto atteso, capì che gli sforzi più grandi sbocciano quando si rispetta il tempo di ogni cosa. Le avventure sotto il cielo stellato del teatro proseguirono notte dopo notte, facendo rivivere la magia nascosta che aspettava solo di risplendere.
E Talpino, la talpa con gli occhiali tondi, non smise mai di sognare e di scrivere, perché ora sapeva che, sotto il soffitto di un bosco grande come il mondo, tutto è possibile per chi sa attendere con speranza e cuore.